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Qualità base del rieducatore del linguaggio verbale: avere una voce musicale!

Posted 22 gennaio 2014 by umberto castiglione minischetti in In evidenza
dicaeeit

Per essere buoni riabilitatori del linguaggio verbale è indispensabile darsi una voce musicale, avere una buona dizione, essere un autentico stimolo vocale per i soggetti problematici; significa possedere una “buona” lingua parlata, darle un’efficace dizione, renderla pregnante di musicalità. L’espressione parlata, se riempita di musicalità, diventa un potente strumento terapeutico.

La lingua parlata di un operatore pienamente disponibile e pienamente comunicativo verso il soggetto è, infatti, un insieme strutturale poliedrico, in cui si realizzano aggiunte e sovrapposizioni.

La prosodia entra così prepotentemente nella sonorità della parola da far sì che diventi fortemente espressiva e comunicativa.
I fattori musicali interni al flusso sonoro della parola a finalità terapeutica diventano il ritmo, l’intonazione, la buona e gradevole articolazione, la vivacità e il colore, l’affettività in dimensione sonora, la pausa significativa; in definitiva, i tratti prosodici soprasegmentali diventano flusso affettivo, emotivo, razionale, intenzionale.

In termini riabilitativi, come potrà l’operatore darsi una viva voce in grado di produrre effetti acustici e musicali? Dando massima duttilità al suo apparato respiratorio e vocale, creando una sintesi naturale fra respirazione, ritmo cardiaco, movimento sincrono, corpo e voce.
È possibile crearsi un modello di comportamento vocale fortemente espressivo e quindi musicale, a finalità terapeutica? Certamente! Rifacendoci alla nostra esperienza di vissuto uditivo e verbale, a ciò che fin dall’infanzia ci ha “vocalmente” sorpresi e formati, a quel linguaggio fatto di coesistenza corpo e voce,  di gutturalità, di timbricità, di cinguettio vocale, di suoni e intonazioni caldi che si sono impressi nella nostra mente perché espressione di sentimenti realizzati attraverso i parametri musicali insiti nella parola.

Si tratta, cioè di tutta la vocalità e corporeità che sprigioniamo dal comportamento umano mentre ci inviamo messaggi. Solo così i suoni verbali, resi musica, assumono il sapore di tutte le forme di linguaggio, metalinguaggio e cosmicità.
Possiamo avallare il principio per cui la buona dizione equivale a una buona musicalità vocale. Questo è sicuramente un pre-requisito per chiunque voglia usare la parola a scopo terapeutico.
Usare la prosodia del linguaggio come riabilitazione significa far emergere ciò che di più intimo è in noi e nel bambino, impossessarsi anche dei più impercettibili impulsi psichici, esternare, grazie al movimento corporeo e alla sonorità verbale resa musicalità, gli impulsi che oscillano tra la sfera del sogno e quella della realtà, portare il bambino nel mondo della fantasia creatrice; significa costruirsi il proprio linguaggio pieno di suoni e di espressività corporeo-vocale, così come un grande poeta crea un suo proprio linguaggio di parole e di sonorità.

Chi vuole usare la voce come strumento terapeutico dovrà riscoprire ogni giorno la propria voce, ricominciare tutto da capo, imparare a respirare, a pronunziare e a utilizzare il corpo con i suoi preziosissimi risuonatori. Nella vita ci sono molteplici forme di dizione musicale, proprio perché vi è un ampio repertorio di codici stilistici, intesi come arricchimento di effetti sonori e come avvio all’uso della totalità dei mezzi espressivi vocali di cui possiamo disporre.
L’educatore dovrà, tuttavia, trovare il punto d’incontro fra sé e il bambino, inserendosi in questa dimensione espressiva, corporale-vocale.
La lingua parlata possiede un punto focale come musicalità: il ritmo!

metronomo

Ritmo vuol dire, armonia fra accenti logici morfosintattici, gerarchia, struttura. Ritmo, quindi non è sinonimo di monotonia o prosodia informe ma pulsazione, variazione, cambiamenti repentini, enfasi. Stabiliti gli obbligatori accenti logici e morfosintattici, si tratta di fornire al flusso verbale un ritmo che si sintonizzi con questi accenti.
Accento logico e prosodico (o musicale) di una frase si armonizzano fra loro; ciò che emerge rappresenta il punto culminante di un flusso ritmico generato da un’unica “ondata” melodica e respiratoria.
Manipolare foneticamente e ritmicamente la musicalità verbale della frase: ecco il segreto di un parlare efficace e di un ottimo uso del linguaggio verbale a finalità terapeutica. La frase diviene, allora, un’unità integrale, emozionale e logica. Questa unità logico-emozionale del linguaggio parlato è come un vortice musicale che si concentra su un epicentro costituito da diversi accenti.
In questa visione, le vocali si qualificano come l’anima delle parole. Le vocali non sono per definizione la massima espressione di musicalità? Allungarle leggermente, enfatizzarle, abbreviarle, manipolarle acusticamente e musicalmente, “condirle” con le consonanti, proprio qui sta la capacità professionale e artistica per un uso del linguaggio orale in funzione terapeutica e per una dizione altamente comunicativa.

www.musicaemusicoterapia.it


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umberto castiglione minischetti
umberto castiglione minischetti

Violinista / Musicoterapista * Violinist / Music therapist