Curare la voce. I Consigli del CEIMArs
Intervista by Pop Music Festival
al prof. Gucciardo
(fonte: //www.popmusicfestival.it/public/news_big.php?bignews=83#.UtZ8ObQmh3s)
Quanto è importante per un cantante conoscere e curare il proprio strumento?
Direi che è essenziale. Conoscere significa anche poter evitare danni e stanchezza gratuiti. Soprattutto vuol dire avere il controllo del proprio corpo in qualsiasi momento: prima, durante e dopo le performances di palcoscenico; parlo di controllo del corpo, non soltanto delle corde vocali, che hanno importanza ma non sono tutto nel canto. Curare il proprio strumento significa anche rispettarlo e rispettare i suoi tempi, le sue qualità, le sue caratteristiche, non ostinandosi a chiedergli qualcosa che magari non può fare. Conoscendolo e curandolo, “giocando” e “sperimentando” con esso sempre, si potrebbero avere incredibili splendide sorprese anche decisamente “produttive”; ci si potrebbe, per esempio, trovare ottimamente a fare altro rispetto al previsto, facendolo magari pure in modo così unico da… avere enorme gratificazione.
Quali sono gli errori più frequenti che riscontra nei cantanti emergenti?
È difficile rispondere, anche perché spesso quelli che al medico comune sembrano “errori”, sono in verità soltanto delle scelte o delle necessità dell’artista. Comunque, forse un errore potrebbe essere il credere di non aver bisogno di studiare e di studiarsi. Non pochi cantanti si sono rovinati proprio per questo. Sono state meteore anche fenomenali ma poi hanno dovuto cambiare mestiere perché non hanno saputo (e, in alcuni casi, voluto) prendere la furba, necessaria e umile decisione di studiare tecnica, solo perché magari – avendo avuto già enorme successo – pensavano di essere indistruttibili.
Un altro errore potrebbe essere quello di non riposare mai. Il corpo dell’artista ha bisogno di dormire almeno 8 ore al dì; l’assunzione di alcool (anche di birra), di farmaci presi senza alcuna prescrizione medica e di carboidrati in eccesso disturba il sonno e… prima o poi pure la voce! Tra l’altro, non va nemmeno dimenticato il fattore stress, anche legato a questo: non sempre l’arte paga subito e quindi molte talentuose e volenterose voci sono costrette anche a fare altri lavori per vivere.
C’è uno “standard” per preparare la propria voce prima di esibirsi o ogni voce ha una preparazione personale?
Sicuramente ogni persona è un mondo a sé, però, nella fase pre-performance in effetti qualche elemento che possa essere utile a tutti possiamo individuarlo. Mi riferisco al riscaldamento e alla preparazione psicologica.
Il “warming up” è un’importante fase di preparazione atletica che ha il fine, appunto, di riscaldare il corpo e le corde vocali attraverso esercizi vari che il cantante dovrebbe conoscere e mettere in atto sempre, fino a quando canterà per festeggiare i suoi 111 anni. La longevità vocale bisogna, del resto, anche sapersela procurare; mettere definitivamente nella propria “borsa degli strumenti” il riscaldamento può essere un buon inizio. Non basta, però, soltanto riscaldare corde e muscoli; bisogna anche rasserenare la mente e le emozioni. Molte volte veniamo chiamati proprio cinque minuti prima di uno spettacolo perché il frontman (cantante o musicista) anche di famosi gruppi si dice impossibilitato a sostenere il concerto anche se in teatro o allo stadio ci sono 30000 paganti già osannanti da ore. Si chiama “ansia da palcoscenico”. Poco male; se ci si abitua a gestirla volta per volta, con esercizi semplici da attuare anche in camerino, non è l’ansia a vincere ma l’artista, senza alcuna necessità che esso assuma droghe o dopanti per sconfiggerla.
In che modo, da autodidatta, si può curare la propria voce?
Per esempio, iniziando con il conoscerla bene e con l’ascoltare tutte le voci che accompagnano le nostre giornate. L’esercizio dell’ascolto attento educa anche la nostra voce, attraverso il confronto con quella degli altri. Il segreto di una bella voce è l’ascolto; sembra persino un assurdo in termini ma è così.
Poi è importante imparare a gridare. Sebbene personalmente io odii le grida, in una società come la nostra dove va prendendo sempre più piede l’abitudine o la necessità (pensiamo al rumore ambientale) a farlo, gridare va “imparato”. Fa male gridare male: se si grida bene non esiste alcun rischio per le corde vocali e per la voce.
Altra informazione utile – ma ce ne sarebbero tante altre – è quella di evitare gli ambienti secchi o perché troppo riscaldati o perché troppo raffreddati. La voce sta bene quando ha la giusta umidità. Scientificamente a nulla, del resto, servono certi rimedi – farmacologici o empirici – sempre più diffusi in base alla supposizione che l’acqua reidrati le cavità una volta che esse si sono danneggiate per shock di questo tipo.